29/11/13

240 anni in una stanza

Forse perché il limite di ogni dolore è semplicemente un dolore ancora più grande o forse perché la morte, o la sua eventualità, non è così grave come la sofferenza che la precede. Certo era che quell'intrico assurdo di difficoltà avrebbe dovuto essere trattato con dolcezza. 


In quella stanza di ospedale erano racchiusi oltre 240 anni di vita persi nei solchi di pelli spesse, negli ultimi capelli tenacemente ancorati ad una cute assottigliata dalle stagioni e cosparsa di macchie che disegnavano la geografia di arcipelaghi ignoti.
Persa nella deduzione di sufficienti conclusioni  a partire da un numero insufficiente di premesse, la  Signorina Wilson immaginava cosa quei battiti di cuore costantemente monitorati potessero aver vissuto quando ancora la forza di quel muscolo incontrava la resistenza del torace. 

Così un'ora di dolore aveva il potere di impressionare lungamente.  
Così un giorno sereno passava senza lasciare traccia.

  


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