09/07/09

Contenitori ermetici...

E così, con un pianto tutt'altro che liberatorio perché soffocato, la Signorina Wilson cedeva all'eccessiva stanchezza, ai troppi pensieri, alle emozioni forti vissute e a quelle che si preannunciavano. Non ne poteva più, era il caso di dirlo.
Forte si, ma non indistruttibile. Era certa, tuttavia, che in quel pianto, versato su uno dei marciapiedi di Crepuscolo, non vi era manifestazione alcuna di cedimento psicologico o quant'altro, ma solo il bisogno di liberare se stessa dall'idea che il suo corpo potesse diventare, in breve tempo, un contenitore ermetico di sentimenti, buoni o cattivi che fossero.
La Signorina Wilson, in fondo, funzionava con ingranaggi banalissimi ancorché impeccabili: rivivere il calore del suo prezioso affetto forzatamente lontano, riconoscere il profilo di Luminaria e della sua casina, le avrebbe ridato energia...
Aspettava solo, anche quella sera, che arrivasse il momento di poter montare sulla macchina e ripercorrere quei 290 km che erano tutti lì, uno ad uno, nella sua memoria e che separavano le due città tra le quali pendolava...

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