26/07/09

Il Signor Oliviero

Un tale, di nome Oliviero, aveva colpito non poco la Signorina Wilson: corporatura generosa all'altezza della cintura, capelli brizzolati con attaccatura quanto mai vicina all'arcata sopraccigliare, mani ben curate, occhio vivido e attento; generoso, ma al contempo misurato, con le parole, declinate con grande abilità in inglese, francese e tedesco.

Lavorava, Oliviero, come capo sala presso il ristorante più caro alla Signorina Wilson: La Buca di Sant'Antonio.
Appena fatto il primo passo nel locale, niente avrebbe potuto dissuadere la più distratta delle creature di questo mondo, che solo in una ambientazione del genere si sarebbe potuto trovare un personaggio così bizzarro e romanzesco.
Certo, la fantasia della Signorina Wilson sicuramente giocava un ruolo fondamentale, ma l'evidenza delle circostanze era chiara anche alla persona che, quella sera, era al suo fianco: il suo amore più grande.
Confusa tra il ramato di ciottoli, pentole e vecchi strumenti musicali appesi al soffitto, la danza inarrestabile della candela sul tavolo, l'oro limpido di in Pinot, la Signorina Wilson quella sera aveva chiuso gli occhi con la serenità sdraiata al suo fianco.

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