14/08/09

Oltre la propria ombra...

Solo una manciata di ore ancora e il viaggio avrebbe preso il suo corso, proprio lì, sotto le suole delle scarpe della Signorina Wilson.
Una partenza che, a fasi alterne, era stata sognata, sperata, voluta, allontanata e reclusa nell'angolo più inaccessibile dei suoi pensieri.

C'è chi prima di un viaggio riscopre la paura di volare, c'è chi medita sulla possibilità di troppa pioggia o troppo sole, chi sul bagaglio da portare...la Signorina Wilson, invece, spendeva la maggior parte del suo tempo pensando a tutto ciò che avrebbe vissuto al suo ritorno.
Ciò non le avrebbe, tuttavia, impedito di vivere, attimo dopo attimo, quella vacanza: nata per cristallizzare indefinitamente un periodo della sua vita o, al contrario, per vederlo maturare e raggiungere quella pienezza espressiva in cui lei stessa, con tenacia, aveva sempre creduto.
Non esistevano vie limitrofe da percorrere. E se anche i suoi occhi le avessero permesso di scorgerle, non le avrebbe mai prese in considerazione.
La Signorina Wilson credeva in ciò che sentiva: non dichiarava per poi ritrattare, mai dubitava delle sue reali necessità...tutto questo per lei era talmente evidente che immaginava una realtà uguale per chiunque altro.
Ma quella realtà, constatava, era valida non più in là della sua stessa ombra. Oltre vedeva accadere di tutto e la sua incapacità di comprendere come la complicazione potesse essere legata a forza con la spontaneità del proprio sentire, era quanto di più astruso lei avesse mai conosciuto..
Doveva quindi attendere...una manciata di ore...minuti...gli stessi che avrebbe battuto anche l'orologio astronomico di Praga...

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