27/08/09

Profondo stupore...

Quella notte la Signorina Wilson l'aveva passata ancora una volta a contemplare le stelle fluorescenti che decoravano la parete affianco al suo letto. La riflessione che aveva impedito ai suoi occhi di chiudersi era semplice, ancorché, dal suo punto di vista, parzialmente priva di logica: quante e quali sfumature intercorrono fra il dichiarare i propri intenti rimandandone le azioni in un tempo futuro, piuttosto che decidere di compierle oggi?

La domanda non era provocatoria: non voleva slegare il bisogno di posticipare un evento, qualunque fosse la sua natura, ad una naturale esigenza di riflessione, ma neanche rendere questo legame un vincolo permanente alla possibilità di compiere un gesto, piccolo, ma pur sempre capace di far maturare considerazioni a posteriori ben più mirate rispetto al solo atto speculativo iniziale.
La paura, ne era convinta, doveva giocare un ruolo fondamentale in questi delicati disequilibri.
La Signorina Wilson, sebbene persona intimista, non conosceva, almeno in taluni ambiti, dei tempi così lunghi di riflessione. Non si poteva, tuttavia, parlare di puro istinto. Amava pensare di conoscere se stessa così profondamente che mai il dubbio di un'azione le avrebbe impedito un passo dopo una manciata di giorni...
Ancora una volta, il mondo oltre i confini della sua ombra disegnata sul pavimento, sembrava così diverso da lei. Diversità che non era alienazione ma solo profondo stupore.

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