26/05/13

Vuoto a rendere

Se c'era una cosa capace di lasciare sgomenta la Signorina Wilson era la sofferenza, presto tradotta in impotenza, altrui.

Aveva constatato, infatti, che la maggior parte dei soggetti che, per disgrazia o brutale dedizione, attraversano un momento di dolore, non esistono parole né gesti utili al raggiungimento di un reale miglioramento.

"Chi soffre ha bisogno di continuare a farlo...non fosse altro che per estrinsecare il proprio sentire fino a consumazione. Può essere una bottiglia per alcuni, una fiaschetta per altri o addirittura una damigiana piena: la rovesci e devi sperare che tutto il contenuto scorra via il più presto possibile".

Questo era quanto si ripeteva la Signorina Wilson.
Che poi il dolore uno mica se lo sceglie? Ma puoi decidere, ne era convinta, quanto credito dargli per non soccombere sempre.

Una ricetta tanto facile per quanto poco praticata attorno a lei.
Una sofferenza è tanto istruttiva quando un vuoto a rendere: si sceglie un'etichetta nobile quasi fosse un vino pregiato,  si appoggiano le labbra per constatarne l'asprezza desiderata, ci si disseta fino a bruciarsi la gola per il desiderio incontrollato di averne di più...ma ciò che conta è restituire il vuoto che ti lascia...e magari ci scappa pure un compenso per l'avvenuta restituzione.

"Così è, per me."

Piegando la gamba destra con una pallina costretta tra il fianco della sua scarpa e il piatto corde della racchetta, ne sfruttava il rimbalzo per raccoglierla, come fosse l'ultimo pensiero prima di portarsi a fondo campo.


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