29/04/09

Non è un salto nel vuoto...

Oltre il pesante drappeggio color oro alle finestre della camera 411, c’era ancora pioggia.
Pioggia sottile ma battente, pioggia che portava con sé il suo odore, il suo rumore, la sua inevitabile malinconia. Il volto della Signorina Wilson riflesso su quei vetri così grandi, sembrava ricoperto di lacrime capaci di seguire percorsi inconsueti e non appropriati su quel profilo di donna.
Chiudeva gli occhi, li serrava contraendo le guance e arricciando il naso, ma la sua immaginazione, per quanto inarrestabile, non riusciva ad avere la meglio sull’olfatto incapace di riconoscere, negli odori di quella stanza, quello del diffusore per ambienti che aveva cercato il giorno addietro per la sua casina: “…non uno qualunque, proprio quello…”.
Era lontana da quel letto che, solo la sera prima, aveva ospitato lunghe discussioni naufragate in baci e carezze, era lontana da quelle pareti investite dai suoni soffusi delle loro voci, espressioni evidenti del rispettivo sentire. Ferma, distante e al contempo vicina, risoluta e rassegnata, affettuosa e interrogativa quella della Signorina Wilson, tortuosa nel suo dispiegarsi quella di ***.
Era andata oltre, lo sapeva. La sua razionalità stava tacitamente sostituendosi all’istinto affettivo e alla passionalità che, contro ogni logica, sembravano alimentarsi nella difficoltà e indugiare nella quiete di un comodo abbraccio. Odiava quei vincoli mentali che la portavano ad estraniarsi da ciò in cui tanto aveva creduto, da ciò che, in un tempo non lontano, vedeva già appartenere ad un futuro condiviso.
Una riflessione le aveva fatto compagnia quell’intera notte insonne, iniziata non appena ebbe richiuso la porta di casa con i soliti due giri di chiave: “… non è un salto nel vuoto, ma un volo dall’incertezza ad una verità, qualsiasi essa sia…”.

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