30/07/09

Amarcord...

Qualcosa camminava, con una certa lentezza, lungo la spina dorsale della Signorina Wilson.

Inconsciamente, la pressione sullo schienale imbottito della sedia sulla quale stava sedendo, aumentava. Non erano né un capello, evidentemente deciso ad abbandonare la sua sede naturale, né le zampine filiformi di una zanzara a distrarla da quanto stava facendo. Era piuttosto una vertigine sensoriale: la pelle che amplifica la sua sensibilità non solo al contatto con tutto ciò che è a lei esterno, ma anche ai rumori di fondo. Giacché l'unico contatto, al momento disponibile, era quello con la sua sedia, la spiegazione doveva trovarsi persa nell'aria: il brusio del condizionatore alloggiato nella stanza con la sedia imbottita, era capace di portare la Signorina Wilson in un dormiveglia-vigile, una sorta di stato di quiete apparente dove la pelle si accappona, non senza ragione, ma motivata dalle mille situazioni reali o posticce che passavano davanti ai suoi occhi. Transitava, così, in quel vissuto psicologico, tipico dei momenti di sosta, chiamato malinconia...affine sì alla tristezza, ma non così doloroso o cupo, piuttosto alimentato da tenerezza e dolcezza, da un pensiero intimo forse più a contatto con le ragioni del cuore.
Una volta terminato il suo pendolare tra Crepuscolo e Luminaria, come avrebbe rivisto se stessa e tutti quei giorni sparsi sull'arteria stradale che percorreva ogni settimana?
Questo l'interrogativo cui avrebbe tentato di rispondere in quello stato di semi coscienza...



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